CENTRI D’ACCOGLIENZA: LUOGHI D’INTEGRAZIONE O LAGER PER MIGRANTI?

Si fa reale integrazione o puro business sulla pelle dei più deboli nei centri temporanei di accoglienza che ospitano per mesi i migranti che hanno fatto richiesta di asilo? La risposta si può provare a cercarla nei tragici fatti avvenuti qualche giorno fa a Gricignano d’Aversa, dove un immigrato del Gambia, ospite del centro denominato La Vela, è stato ferito alla bocca da colpi di pistola esplosi da uno dei responsabili della struttura; sembra – ma le indagini sono ancora in corso – che il giovane migrante, di appena 19 anni, abbia dato fuoco alla sua stanza provocando la reazione di uno dei soci delle tre coop che gestiscono il centro, che ha reagito con una violenza cieca e ingiustificata, adducendo a sua difesa di essere stato colpito allo zigomo da una pietra lanciata dal gambiano, anche se le indagini non lo hanno confermato.
Aldilà del drammatico episodio, colpisce la circostanza che la prefettura di Caserta abbia subito provveduto a chiudere la struttura di Gricignano, trasferendo i 150 richiedenti asilo in altri centri.
Ci si chiede allora se fossero legittime e giustificate le proteste del giovane, che per giorni ha lamentato dolori agli arti inferiori, a suo dire gravemente lesionati per via delle torture subite in Libia e forse con un incidente con la bici, chiedendo di avere medicine o essere portato in ospedale, senza che nessuno lo ascoltasse; e se avessero una base anche le lagnanze degli altri migranti, che hanno riferito di riscaldamenti non funzionanti, acqua calda mancante, vitto pessimo e totale assenza di mediatori culturali. Sembra che a parlare per conto dei 150 fosse un altro richiedente asilo, un senegalese “veterano”, in attesa da mesi di conoscere il responso alla sua richiesta di protezione internazionale, l’unico che conoscesse più di una lingua e fosse in grado di mediare tra i migranti e i responsabili della struttura.
Se ciò venisse accertato anche dalla magistratura, si potrebbe dire con certezza che a Gricignano, e così in molti Centri di Accoglienza, si fa solo business sulla pelle dei migranti, che ogni giorno fruttano alle coop sociali 35 euro più altri soldi che la prefettura eroga per ulteriori necessità, come le scarpe e altri indumenti.
Il gestore del centro di Gricignano è arrivato armato e ha sparato per uccidere prima che arrivassero le forze dell’ordine; poteva attenderle. Peraltro, il gambiano era stato anche raggiunto dal provvedimento di revoca dell’accoglienza proprio perché si lamentava e protestava spesso, ma il gestore italiano non ha atteso nessuno, ha risolto tutto a modo suo, come se di fronte non avesse un essere umano e come in quei luoghi ha sempre fatto la camorra.
Allora mi chiedo: perché non assecondare le richieste di un ragazzo che ha passato un inferno sia nel proprio paese che nel viaggio per arrivare in Europa, visto che i soldi ci sono?
Se anche dovesse emergere che il gambiano aveva torto marcio, resta il fatto che con 35 euro al giorno si può e si deve garantire una vita dignitosa a chiunque. A Gricignano, dove erano ospitati ben 150 migranti, pare invece che l’esistenza quotidiana non fosse adeguata agli standard richiesti dalla legge. Tali vicende dovrebbero scuotere anche gli italiani e non farli “rosicare” di invidia per i migranti. Il potere politico e istituzionale non fa distinzione tra gli “ultimi”; così come tratta i richiedenti asilo, quasi fossero pedine da spostare da un posto all’altro, così tratta anche i cittadini onesti.
La battaglia dei migranti deve diventare un nuovo manifesto per i diritti di ogni uomo, anche dei cittadini e non un ulteriore capitolo dell’infinita guerra tra poveri.

Antonio Pisani
antonio.pisani76@gmail.it

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