INSULOMANIA

Nulla rivela il destino del Mediterraneo meglio delle sue isole. Esse ci sono, generalmente, più vicine d’estate; d’inverno molti di noi ne perdono le distanze. Tuttavia, ve ne sono molte che non si lasciano dimenticare in nessuna stagione. Alcune restano sempre dove sono. Altre paiono dissimularsi o scomparire per poi riemergere nello stesso posto; o fare la loro apparizione altrove. Isole di ogni sorta popolano il nostro spirito, belle, seducenti e di facile accesso oppure pervase di mistero o d’orrore, inaccessibili, isole vere e riconosciute che noi stessi abbiamo scoperto o abitato, e isole che hanno ispirato i nostri sogni o i nostri fantasmi; quelle che generano gioia e invitano al viaggio e quelle che suscitano angoscia e incubi.

Qui, conciliate, le isole si uniscono tra loro a formare arcipelaghi; là, divise, si allontanano l’una dall’altra o si affrontano: Cicladi e Sporadi. Isole, insomma.

La nozione di isola varia da un caso all’altro. È da un lato luogo di pace o di raccoglimento, di amore, di felicità e di beatitudine, dall’altro è invece uno spazio di esilio o di reclusione, di castigo, d’espiazione e perfino di penitenza. Così vediamo le isole dalla notte dei tempi. (…)

Gli abitanti delle isole sono meno spensierati della gente della costa: isolati dal mare sono più rivolti verso sé stessi. La loro terraferma, quella vera, è dall’altra parte del canale. La loro lingua differisce da quella della costa vicina più di quanto non lo esiga la distanza che le separa: questo scarto influisce verosimilmente sul rapporto dei suoi abitanti con il mondo e crea qua e là personalità strane e singolari. Alcune isole possiedono parecchie lingue che ci spiegano da dove vengono i loro coloni e da quanto vi si sono stabiliti.

Un amico poeta, nato su una lingua di terra affacciata sull’oceano, ci suggerisce di distinguere gli isolani dagli insulati. Quest’ultimi appartengono anima e corpo alla loro isola, ne gioiscono o ne soffrono più degli altri, ne conoscono le grandi e le piccole passioni, le loro cause e i loro effetti, ciò che le incoraggia o le avvelena. Alcuni sapienti, rigorosi nelle loro definizioni, hanno sollecitato anche una distinzione più netta tra isolanità e isolità conferendo a quest’ultimo termine un significato meno vago, più marcato.

Grande conoscitore del Mediterraneo e soprattutto delle sue isole l’autore del “Quartetto d’Alessandria” ha salvato dall’oblio la parola islomania o insulomania che aveva scoperto in un’antica descrizione delle malattie che le scienze mediche non avevano ancora diagnosticato o trattato: l’islomania è descritta come una sofferenza spirituale rara e sconosciuta. Ci sono uomini per i quali le isole sono in qualche modo irresistibili, la conoscenza che riescono a ottenere di qualcuna di esse di questo piccolo mondo chiuso e circondato d’acqua li colma di una indescrivibile ebbrezza. Questi insulomani nati sarebbero diretti discendenti degli abitanti di Atlantide e il loro subconscio aspirerebbe ardentemente alla vita insulare. (…)

Le isole sono spesso caratterizzate da segni di separazione o di abbandono. Sarà sempre così? Non potranno mai cambiare la loro sorte?

(di Pedrag Matvejevic – tratto dal testo che accompagna le fotografie di Mimmo Iodice nel volume “Isolario Mediterraneo”)

Giuliana Rogano
giulianorogano@gmail.com

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