FERNAND NON È UN FUMETTO

Sono sempre stato un grande appassionato di fumetti, lo confesso, sin da quando avevo sette o otto anni, di Mickey Mouse en particulier! Pensate che ricordo ancora il giorno in cui mi fu regalato per la prima volta… Nel corso degli anni li ho letti e riletti, fino ad impararli a memoria. Folie! Insomma, le strisce hanno sempre avuto un certo ascendente su di me. Col tempo questa passione è cresciuta estendendosi anche ad altri personaggi, a quelli della Atlas Company, in particolare, la casa editrice americana che sarebbe poi diventata la Marvel Comics, quella che produce i fumetti di tutti i supereroi che conoscete, per intenderci.
E qualche tempo fa andai con un amico a vederne l’ultima produzione cinematografica… Deadpool 2. Andammo al Cinepolis, il multisala del centro commerciale poco fuori Caserta, è quello con le sale migliori e… Con il pop corn più fresco! Scegliemmo l’orario in funzione dei rispettivi impegni, ma incredibilmente non considerammo la fame. Era ora di cena ed il mostriciattolo che regna nel mio stomaco e che per comodità chiamerò Fernand, sentivo che stava per svegliarsi e badate bene, Fernand non è un fumetto, c’è davvero lì dentro. Al contempo, però, il ricordo della mia ultima esperienza di degustazione (vedi Polis n. 9) in questo enorme spazio sottratto alla natura, mi spronava a ritardare il più possibile il risveglio di Fernand. Avevo (quasi) fame, ma non volevo mangiare lì. «Mangiare o non mangiare? Rischiare o non rischiare?». Ero paralizzato da questa domanda. Seguivo il mio amico come un’ombra e proprio come un’ombra mi ritrovavo privo di volontà, immobile nella dimensione della scelta. “Antoine mangiamo ora!” mi disse a un certo punto. La sua risolutezza mi convinse e ci fermammo da Wiener House. Avevamo soltanto quaranta minuti prima dell’inizio del film, ma il personale del pub ci rassicurò. Scorrendo l’elenco delle pietanze i miei occhi si arrestarono sull’unico piatto che avrebbe potuto garantirmi sapore e leggerezza, sto parlando del sandwich per eccellenza: il Clubhouse. Quel totem di pancarrè mi fa impazzire. Ne scelgo la versione vegetariana. Il personale rispetta i tempi d’attesa dichiarati e già questo mi mette di buon umore, perché solitamente la precisione, come la mediocrità, non riesce a restare confinata ad alcuni ambiti soltanto, e fa, invece, avvertire la propria presenza a 360 gradi. Il club era buonissimo, il pane fragrante al punto giusto, gli ingredienti freschi e saporiti. Insomma, in quella landa desolata, un viandante, confuso e rimbambito da luci e persone, può mangiare un club sandwich di alto livello. à la fin, tout n’est pas perdu!

Antoine Igos
antoineigos@gmail.com

0 replies on “FERNAND NON È UN FUMETTO”