Se ci dicessero che mangiando una porzione giornaliera di 50 grammi del Cibo A, per tutta la vita, la probabilità di ammalarsi di tumore nel corso della vita incrementa del 6%, oppure che il Cibo B causa un cancro abbastanza raro prima dei 40 anni e raggiunge il suo picco a 70 anni con un incidenza di un italiano su 14 oppure, infine, che il Cibo C è responsabile di 37.000 morti l’anno, causa del tumore più frequente in Italia, quale cibo scegliereste?
La maggior parte delle persone, poste davanti a una scelta reale e sulla base di queste informazioni, avrebbe le idee piuttosto chiare. Potrebbe, infatti, decidere di continuare a mangiare il Cibo A, perché tutto sommato l’aumento del rischio (6%) è poco. Sul Cibo B, invece, potrebbe ragionare che, comunque, il rischio è in relazione all’età e quindi, se siamo giovani, poi si vedrà. Sul Cibo C, invece, quasi tutti penserebbero di ridurne, se non scoraggiarne del tutto, il consumo.
Non vi sorprenderà sapere che stiamo parlando dello stesso cibo e dello stesso tipo di tumore, potenzialmente correlato al consumo di questo cibo. Nello specifico, si parla di dati relativi al consumo di carne rossa e del tumore al colon, del quale si è parlato a lungo e sulla quale ‘probabile’ correlazione si è espresso mesi addietro lo IARC.
Questo spiega, però, quanto veicolare informazioni e trasformare dati scientifici in una semplice comunicazione richiedano una competenza specifica al giornalismo moderno.
Il giornalismo scientifico è una branca che, pur essendo sempre esistita, richiede al giornalista una capacità nel decifrare numeri, dati e cognizioni mediche che non sono nel suo background e non possono essere accomunate a chi scrive di sport o di politica. Dobbiamo ammetterlo. A lui non spetta certo laurearsi o studiare tutto di medicina comparata, ma sicuramente gli si richiedono equità e chiarezza di giudizio, perché la capacità di influenzare l’opinione pubblica, creare psicosi e determinare le scelte in materia di sanità pubblica sono molto alte. Influenzare l’opinione pubblica ha ripercussioni molto importanti, come abbiamo di recente visto a proposito di vaccini e recrudescenza di alcune patologie infettive che pensavamo scomparse, perché determina alcune scelte, condiziona i finanziamenti per questa o per quella ricerca e spinge le istituzioni politiche a prendere alcune decisioni a vantaggio di altre. Ultimo, ma non meno importante, perché in queste scelte non si condiziona la propria vita e quella dei propri figli ma si attenta anche alla salute delle altre persone che vivono attorno a noi e che di quella scelta possono subirne le conseguenze.
Sante Roperto
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