C’è un palazzo storico, che nessuno nota tra gli altri sorti nel secolo scorso nei pressi della parte iniziale di via Salvator Rosa. Questo edificio, nettamente più antico degli altri, ha una sua imponenza, ma è possibile apprezzarla solo scendendo da salita Arenella, qualora lo sguardo non si impigrisca e decida di alzarsi in direzione diversa dal traffico e dal passeggio. Giallo e grigio, di pochi piani, sorge all’inizio delle rampe Siani e reca una scritta: 1804.
Mi piace fantasticare su come in quell’anno dovesse apparire questo palazzo, affacciato non su auto in transito e cemento armato, ma sulle fresche frasche di via Salvator Rosa.
Fin da piccola, da quando cioè scendevo per quella stretta via per andare a scuola, mi sono sempre chiesta chi avesse edificato quel palazzo proprio in quel punto in salita, su più livelli, e perché. Mi è capitato, poco tempo fa, di imbattermi in un condomino che lo abita e non ho potuto trattenermi dal chiedergli… “è vero che l’edificio risale all’inizio dell’Ottocento?” Con sorpresa scopro che è ancora più antico, ma nessuno mi sa dire con certezza a che anno risalga. Quel che appare certo, con la tipica certezza napoletana che non ha niente di reale, è che il palazzo sia stato a lungo, o lo sia ancora, abitato da un noto fantasma: ciò non impedisce, a quanto pare, a svariati inquilini di abitare felicemente un luogo un po’ diverso dagli altri, che conta la bellezza di trentacinque unità abitative dislocate in maniera poco canonica, e una scalinata regale che termina nella terrazza che dà su due diversi livelli: le rampe Siani e Salvator Rosa. All’interno del palazzo originariamente pare ci fosse una cappella e delle statue, di un certo valore, che negli anni sono scomparse per essere sostituite da statuine di valore più modesto. Perché e da chi, vallo a sapere.
Il palazzo pare sia legato a un nome, che è il conte della Cerra cui è intitolata la strada poco distante e di cui niente so dirvi, se non che il “conte della Cerra” pare fosse Tommaso D’Aquino, Conte di Acerra. Perché mai solo in questa strada Tommaso D’Aquino fosse conte della Cerra e non di Acerra, è un mistero linguistico destinato a togliermi il sonno. E in che modo, poi, il palazzo fosse in relazione con questo personaggio non mi è chiaro, essendo costui vissuto nel tredicesimo secolo. Ma tant’è, questo ipotizzano le mie fonti. Mi toccherà scriverci una tesi di laurea, per capirci qualcosa.
Più interessante invece è parlare delle rampe Siani su cui il palazzo affaccia, una scalinata che parte da via Suarez intitolata alla memoria di Giancarlo Siani, l’indimenticabile giornalista napoletano che nei pressi di queste rampe visse e morì, ucciso barbaramente dalla camorra nel 1985, a soli ventisei anni in un altro luogo di cui poi starò a dirvi. Questa rampa e il palazzo segnano un po’ un ponte tra due mondi: non solo tra Vomero e centro storico, ma anche tra antico e moderno. A questa visione antica, infatti, relativamente di recente si è accostato il segno della modernità, poiché è stata aperta l’uscita secondaria della fermata della metro di Salvator Rosa, a pochi passi dalle rampe Siani: accostamenti cromatici, figure surreali, forme artistiche contemporanee contribuiscono a rendere la metropolitana di Napoli una delle più belle al mondo. In funzione dall’aprile del 2001, questa fermata della linea 2 della metropolitana rientra nel circuito delle stazioni dell’arte, e non è difficile capire perché. Opere di Mimmo Rotella, Ernesto Tatafiore, Mimmo Paladino, Renato Barisani e Gianni Pisani la impreziosiscono, facendo di questo angolo di Napoli un luogo assolutamente unico al mondo. L’area circostante la stazione, inoltre, è stata oggetto di una importante riqualificazione che ha portato alla luce i resti di un antico ponte romano e di una cappella neoclassica. Alzando lo sguardo ai palazzi circostanti, è possibile ammirare un’esplosione di colori dal vago sapore onirico e dalle forme geometriche, nelle opere che decorano i palazzi che circondano lo slargo dell’uscita della metro. Ma soprattutto, quello che rapisce la mia fantasia è la scala mobile esterna che conduce al piazzale dei giochi, progettato da Salvatore Paladino e Mimmo Paladino. La scala conduce, attraverso un percorso panoramico ricco di suggestioni, verso la soprastante via Vincenzo Romaniello, dove trovò la morte Giancarlo Siani.
Quanta storia in pochi metri; storia recente e antica; storia dolorosa e gioiosa.
Su questa panchina ci siederemo, ammirando le opere di questi grandi artisti, in attesa che arrivi il prossimo numero di Polis, che ci porterà alla terza e ultima fermata su via Salvator Rosa.
Francesca Gerla
fra.gerla@libero.it