“Je m’ arricord’ quann’ Caserta ferneva a via Cavallerizz’, e aropp’ ce steva tutta campagna…”, già.
Non sappiamo chi sia il Collettivo Anonimo? E allora facciamo che sono i commercianti. Attenzione, si stanno riunendo. Chiamiamo la testata importante, facciamo il titolone, il paginone, lo spiegone. Sorry, non siamo una categoria ma persone, idee, cittadini. Siamo tra la folla che accusate indistintamente. Siamo nei vostri scatti di nascosto, quelli usati strategicamente e piegati alla narrativa di comodo, con mascherine e distanze di sicurezza, ripresi nell’atto di sforzarsi a rispettare le regole eccezionali. Siamo l’oggetto delle offese indiscriminate sui mass media. Professionisti, funzionari, insegnanti, Dirigenti dello Stato, personale sanitario, artisti, impiegati, imprenditori, studenti universitari, liceali, figli, padri, madri, single, coniugati, milf… Siamo la freccia che va dritta al bersaglio! Siamo, se preferite, veicolatori di moneta, incautamente definiti “giovinastri”, etichettati alla stregua d’indomiti defecatori negli altrui portoni (come se il gesto di un idiota, appreso peraltro da generici rebound social, possa identificare una collettività), attentatori della quiete pubblica e attaccati, infine, per aver espresso un’opinione, velata d’ironia, scimmiottando i toni generalmente rivoltici contro. Antipatico, vero?
Però siamo contenti. Non perché “citati” da altre pagine, ma per l’essere stati sommariamente additati come “associazione di commercianti”. Un accostamento rivelatore. Non importa chi sia davvero il Collettivo, ascoltare cosa dica e provare a leggerne i diversi, possibili, livelli di comunicazione. No, importa evitare che si spezzi il monologo unilaterale sul quale si è galleggiato fino ad oggi. Ecco il vero motivo della reazione, non altra. Il warning. Attenzione! Uè! Qua si rischia che suoni anche un’altra campana… E po’ comm’ se fa?… A mantenere l’onda del pensiero unico, e di biasimo, contro la “movida”? No. Chiama la redazione, la più grossa che hai, subito. A niente a niente qualcuno capisce che non esistiamo solo noi e le nostre lamentele, ma una platea sterminata, di “giuvinastri et similia”, cui dare ascolto? Sì, facciamo così. Facciamo che devono essere loro, i commercianti. In questo modo, forse, riusciremo a travestire da battaglia sociale il fastidio per un centro cittadino che, fino a poco fa, al prezzo dell’abbandono e dell’asfissia economica, era il placido cortile di casa nostra, mentre ormai è nuovamente una cosa di tutti. Cavoli, portate qui… Un… Giornale… Bello grosso!
Grazie per l’idea, però. Chissà che non ne nasca davvero un comitato. Il rivale che avete negli occhi ancor prima che esista, come soldati affacciati dalla Torre Bastiani sul Deserto dei Tartari, svelando la fragilità di una battaglia senza campo marziale e senza esercito.
Oppure… Facciamo che ci diamo tutti una bella calmata. Che non trattiamo più la gente comune come potenziali attentatori del vivere civile o i baretti come luoghi di unzione. Smettiamo di andare alla costante ricerca di un capro espiatorio. Iniziamo ad ammettere che l’emergenza sanitaria, rispetto all’indotto dell’economia notturna, sta diventando una scusa repressiva e che il 90% della folla è gente come voi. Anzi, siete anche voi. Vi abbiamo visti.
Se un merito ci riconosciamo, in quanto Collettivo Anonimo, è di aver posto un tema: “La vivacità cittadina come bene pubblico da curare e tutelare”. Concetto che abbraccia quello dei controlli e delle sanzioni per gli incivili, senz’altro, ma esclude a priori qualunque intenzione dissimulata di ridurre il centro storico a un parco privato, per la quiete e il riposo simil-montano, o di campagna oltre la ferrovia… “Quann’ i treni se sentivan’ fin’ a via Giannon’”.
Allora parliamo di questo: La Cura. Parliamo della voglia di vivere che si è sprigionata, ugualmente, nonostante il clima post quarantena e le discutibili serrate di questi giorni, e di quanto, tutto ciò, rappresenti un interesse diffuso. Lo sentite il retrogusto? È il sapore della rinascita. Ecco. Parliamo di questo. Altre diatribe, sinceramente, non c’interessano.
Collettivo Anonimo
polis.caserta@gmail.com