NON TUTTO FA BRODO NEL CAOS DIGITALE

L‘informazione è il settore che più di qualsiasi altro è stato travolto dalla rivoluzione digitale. Ma l’avvento di internet, da solo, all’inizio degli anni ’90, non sarebbe bastato a trasformare in profondità e così repentinamente un compartimento a tenuta stagna come quello della stampa. Abbiamo dovuto attendere la seconda metà degli anni 2000 per cominciare a percepire la portata di un cambiamento epocale. L’era digitale del giornalismo si apre con l’avvento di Zuckerberg e compagni, con la diffusione degli smartphone, con la ‘viralizzazione’ delle notizie attraverso le applicazioni. Le news non viaggiano più attraverso una struttura unidirezionale, dall’alto verso il basso, dalla fonte dell’informazione al lettore; si muovono, invece, in maniera bi-direzionale, in uno scambio continuo con i cittadini. Il “citizen journalism” ha il potere di far diventare giornalista chiunque lo voglia. Basta un cellulare per fotografare o riprendere una scena, buttare giù due righi, caricare il ‘pezzo’ su un blog o su un giornale on-line e il gioco è fatto. La partecipazione attiva degli utenti nella produzione di notizie ha sicuramente aiutato la libera circolazione delle idee e la pluralità dell’informazione. È stata fondamentale per mostrare fatti dei quali il mondo non sarebbe venuto a conoscenza e, in alcuni casi, ha contribuito a sviluppare processi democratici che sono in divenire (come nel caso della Primavera Araba) o ancora ai primordi (come ad esempio a Hong Kong). Ma gli effetti negativi di una produzione ciclopica di notizie non filtrate da professionisti dell’informazione e gettate nel mare magnum di internet e dei social sono sotto gli occhi di tutti. Chi scrive senza avere una formazione, prima culturale e poi giornalistica, ignora la deontologia di un mestiere che, nel trattare dati sensibili, viaggia ai confini del penale. I cosiddetti “reporter da tastiera”, spesso, non conoscono la struttura di un articolo né le regole per la sua composizione e, a volte, il contenuto è anche deficitario dal punto di vista della grammatica e della sintassi. Inoltre, nella spasmodica rincorsa al click (oggi unico modello di business conosciuto e adottato dal mondo dell’informazione on-line), le notizie non vengono verificate o, in altri casi, vengono distorte per renderle appetibili all’utenza. La figura del giornalista ne esce svilita, devastata, mortificata. Gli editori tradizionali si affidano ancora ai professionisti ma quasi esclusivamente per l’edizione cartacea. Per quanto riguarda l’on-line l’unica legge è quella delle visualizzazioni. Non conta essere preparato dal punto di vista giornalistico, è, invece, fondamentale avere i follower, essere un personaggio che fa parlare di sé e dei proprii articoli, assurgere al ruolo di influencer. Ma il vero disastro dell’informazione consumata solo ed esclusivamente on-line è la mancanza di approfondimenti. Le generazioni che sono nate e cresciute nel mondo della carta stampata hanno ancora in parte l’abitudine di andare in edicola, di acquistare oltre ai quotidiani anche i periodici e le cosiddette riviste di approfondimento tematico. Ma se pensiamo ai nativi digitali, ci rendiamo conto che loro hanno conosciuto un solo modo di informarsi: internet o meglio i social. Le notizie sul web devono essere brevi, lette in pochi secondi, passate con il pollice che sfiora lo schermo dello smartphone a velocità sostenuta. Le nuove generazioni non sono abituate ad approfondire, non vengono nemmeno ‘addestrate’ a discernere le fake-news o indirizzate nel riconoscere le fonti. Il rischio è quello di avere coscienze che si sono formate solo con l’informazione mordi e fuggi o, nel peggiore dei casi, attraverso le bufale. Allora il ruolo dei giornalisti, quelli veri, in questa società, è ancora fondamentale. Quel ruolo di mediazione e di filtro delle notizie che devono essere raccontate in maniera obiettiva e disinteressata ma allo stesso tempo necessitano di essere corredate da un pensiero critico che dia spunti e induca una riflessione nel lettore. Forse è proprio in questo momento di crisi dell’informazione di qualità che si sente più forte il bisogno di professionisti innamorati di questo mestiere. Nonostante il caos digitale, la buona informazione avrà sempre un peso per tutti quelli che in definitiva credono nella costruzione di un mondo migliore.

Gaetano Trocciola
ganox@gmail.com

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