Piccoli bulli crescono (anche) all’ombra del web, tra playstation, youtube e altre piattaforme di varia risma. Già, perché il fenomeno, purtroppo dilagante, del bullismo, oramai, non si manifesta solo nelle scuole o per strada, ossia, in altre parole, in luoghi fisici, concretamente rilevabili, ma anche attraverso le molteplici forme di comunicazione virtuale rese possibili dall’accesso – incontrollato e senza soluzione di continuità, compulsivo – ad internet, ossia ad una dimensione che non si riesce nemmeno più facilmente a definire parallela a quella reale, dovendosi ritenere compiuto un processo di vera e propria sovrapposizione tra le due sfere. Quel che si intende dire, in altri termini, è che risulta sempre più difficile, forse anche poco sensato, distinguere la vita quotidiana, per così dire tradizionale (quella dei compiti da fare, della palestra e della sana noia) dalla vita online di preadolescenti e adolescenti; la prima entra, contagia e sfuma nella seconda senza confini precisi. Attraverso il web e i collegamenti tra le consolle della Sony, sono posti in essere – fomentati dall’aggressività dei giochi magari – comportamenti intimidatori da un soggetto o da un gruppo verso altro soggetto, percepito come più debole, spesso individuato proprio all’interno del gruppo dei pari. Tutto avviene in modo subdolo, tra mere voci fuoriuscenti dagli altoparlanti. Lo spazio ed il tempo vengono alterati rispetto a quanto avviene nel caso – certo non meno grave – dell’incontro fisico vero e proprio tra soggetti attivi e passivi del fenomeno. In tal ultimo caso, difatti, quello che potremmo, con edulcorato eufemismo, definire “pubblico” degli atti di scherno ed intimidazione si trova nel medesimo luogo in cui sono presenti il bullo e la vittima di turno. Diversamente accade nel mondo online, laddove le prese in giro o le immagini (quando va bene…) sono visibili da un numero non predeterminabile di persone, con conseguenze potenzialmente tremende sulla psiche del ragazzino vittima. Si pensi già solo ad un video postato su youtube la sera e visto, in una città di provincia, da tutti i coetanei della comunità. Rispetto al classico bullo “da strada” (soggetto con cui spesso, in realtà, coincide) il cyberbullo è anche protetto dall’anonimato: può, cioè, agire dalla sua stanza, lontano dalla vittima, e nascondersi dietro un profilo fake o un nickname. Spesso accade che gli stessi atteggiamenti aggressivi e di predominanza, solitamente indirizzati ai coetanei, vengono ripetuti anche nei confronti degli adulti, al fine di esibire, volontariamente, una certa qual strafottenza rispetto alle regole comuni. Si innesta, in definitiva, un vero e proprio circolo vizioso, i cui punti nodali, sia nel bene che nel male, risultano la famiglia, la strada e la scuola. Le cause di questa deriva sono tante. Tra queste – certo, non in via esclusiva – le responsabilità genitoriali. Sempre più, infatti, padri e madri abdicano ad un certo ruolo di guida autoritaria, implicante la capacità di dire dei no e di imporre delle regole, adagiandosi su ruoli amicali, in nome di una apparente generica condivisione un po’di tutto. Il risultato è, non di rado, la perdita di carisma agli occhi dei propri figli e, soprattutto, di una certa obiettività. Ciò conduce addirittura a giustificare i frequenti fenomeni di bullismo, reale o virtuale, ed a risolvere i contrasti tra adolescenti o preadolescenti attraverso polemiche tra interi gruppi familiari. A sottolineare sia la esistenza che una certa gravità del fenomeno, con la legge 71/2017, il Parlamento italiano ha varato uno strumento legislativo a tutela dei minori per la prevenzione e volto a contrastare il fenomeno in esame. Poco potrà, tuttavia, tale strumento dinanzi ad un diffuso sentire sociale, genericamente perdonista ed individualista, fondato, ancora oggi, sull’assunto che “è sempre stato così, anzi, anche peggio”. Un po’ come la storia del doversi fare gli anticorpi che ci raccontavano da bambini quando si mangiava qualcosa caduto a terra o non lavato. I tempi di “Tre nipoti e un maggiordomo”.
Vittorio Pisanti
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