COME FERMARE LA PANDEMIA

Molte persone che contraggono la malattia sono asintomatiche. Questa ormai conclamata acquisizione è da un lato una buona notizia, perché riduce il tasso di mortalità riportandolo ai livelli del resto del mondo (2-3,5%). D’altra parte, però, suggerisce che testare solo le persone sintomatiche non fermerà la diffusione della malattia. Come fare quindi? Il coronavirus, che ha compiuto un salto di specie non solo con l’ausilio dei pipistrelli ma attraverso un animale più vicino all’uomo (forse il pangolino, specie protetta che rientra nel ciclo alimentare, venduta illegalmente al Wet Market di Wuhan), accumula molte mutazioni, pare almeno un paio al mese. Col tempo quindi si può sperare in un’attenuazione della virulenza (come avvenne per la SARS) e in attesa si usano, con sempre maggiore successo, farmaci immunomodulatori e antivirali, e altri verranno scoperti nell’immediato futuro. Sul vaccino invece, nonostante le deroghe, la validità sulla durata ed efficacia dell’immunità prodotta richiederà molti mesi di sperimentazione. Sappiamo però che si tratta di un virus provvisto di envelope (una sorta di membrana esterna che avvolge alcuni virus), per cui è molto poco stabile in ambiente esterno e facilmente aggredibile dai comuni disinfettanti, e che il suo contenimento passa attraverso l’arma più potente a nostra disposizione: il social distancing. I test generalizzati però non aiuteranno, perché? Lo conferma il metodo della Corea del Sud, dove l’esperienza della Mers nel 2015 servì da insegnamento e spinse a collaudare nuovi protocolli sanitari. Come? Con test a tappeto, quasi 20 mila al giorno (l’America sta puntando ai 75mila test giornalieri) nelle cliniche, per strada, nei condomini in cui c’era un positivo. Poi, risultati in poche ore, al massimo in giornata, tracciando le persone negli spostamenti attraverso apposite App (in Italia avanzerebbero subito problemi di privacy). A Vo’ Euganeo e poi nel Veneto hanno fatto lo stesso, e l’infezione è calata prima e più che altrove. Chiamiamola ‘sorveglianza attiva’, ‘modello Veneto’ o ‘tamponi di massa’, rimane il fatto che ad oggi è l’unica efficace strategia contro la pandemia. Ovviamente richiede una azione organica e non regionale, ed è più facile farlo in un piccolo centro o in una regione, piuttosto che in un’intera nazione. Vero. Ma in attesa di un farmaco e per evitare future recrudescenze, la pandemia può fermarsi solo così.

Sante Roperto
sroperto@gmail.com

 

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