CONFUSIONE MENTALE

Devo dire che negli ultimi tempi la vita dei gastronomi è piena di questioni morali, la comparsa massiccia di tendenze alimentari nuove per il mercato tradizionale ha creato molta confusione, anche se ora pare che l’offerta si sia adeguata un po’ dappertutto al nuovo trend.
In linea di massima, ogni volta che mi siedo con un menu tra le mani riesco a scorgere qualcosa di adatto a vegetariani o vegani, anche se nella gran parte dei casi si tratta di cibi che lasciano la fantasia… Come dire… A riposo. Qualche anno fa, ebbi anch’io la mia crisi mistico – alimentare. Mi lasciai trasportare da documentari più o meno noti, articoli scientifici e rilevazioni empiriche e decisi che non avrei più mangiato carne.
Per un paio d’anni ho provato l’ebbrezza del vegetarianismo radicale.
Lo so, starete esclamando “Ohibò!” perché è una contraddizione in termini, “Come potrebbe mai un critico gastronomico essere vegetariano?” vi starete chiedendo. Beh, in realtà sono effettivamente vegetariano, ma solo nel tempo libero dal lavoro, quando cioè non mi è richiesto di valutare la cottura di una bistecca alla fiorentina o la fragranza del bacon in padella o di assaporare le centinaia di pietanze tipiche della tradizione rurale a base di carne. Insomma, sono un “(non) vegetariano border line”, mi chiamano così. I più maliziosi dicono che la mia è una scelta di comodo e che non posso in alcun modo definirmi “vegetariano”. Chissà. Sta di fatto che qualche settimana fa sono andato con un amico in quello che con ogni probabilità può essere definito il tempio dei carnivori campani, la Macelleria Cillo ad Airola. Il servizio è stato commisurato alle mie aspettative, il personale simpatico e accogliente. Ci è capitato un tavolo piccolo, in una posizione all’apparenza scomoda, ma quando sono cominciate ad arrivare le portate abbiamo dimenticato ogni cosa. Purè di patate con maialino casertano e crostini di pane aromatizzati all’aglianico… Cordon bleu di melanzane e prosciutto cotto con fonduta di caciocavallo… Spiedino di zingara con scamorza e provola di pezzata rossa con tartufo scorzone… Amarone della Valpolicella Bertani… Insomma, era una specie di sinfonia di piacere che stava suonando soltanto per me. Non se ne accorgeva nessuno, ma in quella stanza era tutta musica. Poi è arrivata la carne. Bistecca fiorentina di chianina, cottura media. Troppo cotta, troppo bassa. Incroyable! Via la musica, via l’orchestra, i musicisti andavano via lasciando il brusio degli avventori. Qualsiasi commento sarebbe stato superfluo, qualsiasi rimostranza inopportuna. Preferisco attribuire ad una sorte avversa la responsabilità di quanto accaduto. Je reviendrai.

Ah, dimenticavo, la prima parete che si incontra entrando nel locale, fatta di frigovetrine piene di ogni genere di taglio e provenienza, mi ha terribilmente inquietato, a riprova del mio essere sinceramente “pas carnivore”!

Antoine Igos
antoineigos@gmail.com

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