CORONAVIRUS, STRESS E INCONGRUENZA

Il coronavirus, che a detta di molti esperti non è altro che un’influenza, ha decisamente cambiato molte delle nostre abitudini e alcune delle nostre sicurezze. Non è stato nella fase iniziale, quella cinese, nel corso della quale dopo le prime reazioni e leggere preoccupazioni, avevamo fatto l’abitudine alle notizie, ai bollettini quotidiani su contagi, morti, guariti e quando anche i mercati finanziari si erano stabilizzati, ci era sembrato che ormai tutto si fosse più o meno risolto. Più o meno, infatti, perché da una settimana qui in Italia è successo di tutto. Siamo diventati, in pochi giorni il terzo paese per contagiati, i turisti scomparsi e i turisti italiani rifiutati! Nei primi giorni la colpa è stata data, come da abitudine in qualsiasi tempo, con qualsiasi partito e per qualsiasi cosa, al Governo, incapace di fermare il virus! Poi tutti si sono allineati, a parole, sulla collaborazione per la Nazione e così giù con riunioni, iniziative, decisioni e collegamenti tv e radio, in diretta ventiquattr’ore su ventiquattro con tutte le forze politiche, sull’intera evoluzione. E così si sono susseguiti decreti urgenti ed altre iniziative, nella speranza di trovare una soluzione: tampone sì, tampone no; scuole chiuse, no aperte; stadi chiusi al pubblico e partite in diretta tv, ma spogliatoi chiusi; discoteche aperte e così via. In tutta questa confusione, tra questi numeri diversi ad ogni secondo, le immagini dei supermercati svuotati e delle farmacie assalite, tre cose mi hanno colpito in modo particolare. L’assurdità del comportamento del viceministro della sanità iraniano, capace di negare non soltanto i morti da coronavirus, che in Iran risultano essere circa cinquanta, ma finanche la presenza dell’infezione nel proprio Paese… Un attimo prima di essere ricoverato a causa della stessa! L’aver appreso che i tamponi eseguiti ad oggi (mercoledì 26 febbraio) in Italia sono circa diecimila, mentre in Francia soltanto 475. Forse anche la dieta incide ed il formaggio con il vino batte gli spaghetti con il pomodoro! Infine, l’organizzazione dimostrata da alcuni complessi scolastici della “zona rossa” che, autonomamente e apoliticamente, hanno messo in piedi classi virtuali, lezioni ed interrogazioni online. Bravi! Ben fatto! Senza aspettare che l’iniziativa fosse non dico presa, ma almeno suggerita, da uno dei cento politici all’opera.

Luigi Vecchione
ginius2@gmail.com

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