Vero, sono mancato per un po’ di settimane. Ma non me la sono sentita. In realtà non avevo nulla da scrivere. Per me funziona così, quando posso non ne ho idea e quando non posso non vedo l’ora di dirlo. Però ho pensato molto, più del solito. Sono cambiate delle cose. Ho cominciato ad addormentarmi presto e a svegliarmi alle quattro di mattina. Poi una pipì famelica, l’accorgersi di essere ancora fuori dal mondo ed il realizzare che quel mondo che avevi prima non era ancora ricominciato. Un film, Lucarelli con i suoi “Blu Notte” dello ‘01 e “… acqua, acqua ovunque e neanche una goccia da bere…”; chiaramente citando S.T. Coleridge. Non me la sento ancora. In realtà non ho proprio voglia di “sentirmela” perché non ho niente da raccontare e penso che molti di voi penseranno che non ne avevo neanche prima, ma questa è un’altra storia e non importa; ad essere onesto non frega niente neanche a me. Nella quotidianità della provincialità dei posti in cui ho abitato e nei quali, a quanto pare, ho vissuto queste considerazioni non mi hanno mai riguardato. Spesso è capitato che mi abbiano attribuito significati importanti e allora sono diventato bravo sol perché sono bravi quelli che mi hanno raccontato. Se invece ti racconti tu nessuno ti crede perché esageri e sono tutte puttanate e rimani sempre un gran bugiardo. Queste sono le poche parole che mi sento di scrivere prima della chiusura estiva di questo giornale che come ogni anno va in vacanza anche se, a mio modo di vedere, le parole non hanno espresso mai la necessità di riposare. In realtà le parole riposano da tempo. Sotto terra. In una morte assassina per cui bene significa male e viceversa, bello significa brutto. Quello che mi ha fatto sorridere e quello che mi ha fatto crescere, o invecchiare, ultimamente è stato questo strenuo senso umano di convinzione del cercare la vita dove la vita non c’è; del cercare spiegazioni dove spiegazioni non ci sono. Perciò ho deciso per l’ennesima volta di affidarmi alla natura come faccio ormai da tempo. Nella natura la democrazia non esiste perché è essa stessa democrazia e, nolente o volente, bisogna accettarne le regole. L’unica regola della natura è che non ci sono regole e cambiamenti tranne quelli che decide la natura stessa. Forse ci potrebbero essere accomodamenti ma quando una cosa è quasi perfetta, quando è quasi ben fatta, quando dura quasi per sempre e da sempre non ha da cambiare e al massimo si deve un po’aggiustare. In vece “l’aggiustare” degli uomini è una parola persa e significa povertà. Sono i poveri quelli che aggiustano le cose perché gli illuminati, i ricchi, ne comprano di nuove e più belle. Questo tipo di democrazia è davvero una grandissima stronzata insieme a tutte le nuove democrazie: quella musicale, quella letteraria, quella pittorica, quella “sculturale”. Se Michelangelo riusciva a tirar fuori da un pezzo di pietra la vita che già c’era noi siamo diventati solo capaci con una parola di buttarle in faccia calce acida e coprirla generando morte per nascondere con la merda l’essere umano. Sono un uomo fortunato. Sono un uomo fortunato perché scrivo gratis per un giornale e quindi posso scrivere quello che mi pare, al massimo non mi pubblicano. Al massimo qualcuno avrà a che ridire ma comunque scrivo quello che vedo, vedrei anche se fossi cieco e più che vedere sentirei perché sono uomo di sud. E da uomo di sud sento soprattutto i solchi del tempo e mi sento sporco di terra, ho quarantadue anni e mi sembra di averne novantasei. Quando rincontro e rivedo amici musicisti, compagni di viaggio, picari nella sventura, ci raccontiamo la vita come se fossimo morenti che in ospedale stanno attaccati alla macchina del gas; parliamo di tempi andati come se stessimo raccontando la guerra come con noi facevano i nostri nonni. Questa è vita? Mi chiedo. Questa è la nostra vita, rispondo. Meno male che è ancora vita, e sorrido. L’estate arriva ed ogni estate, quando la terra è arsa ed il sole di sud batte come un martello pneumatico sulle coscienze di quelli che sanno di essere nati in un posto che è “ l’indietro nel tempo”, io sono felice. Questa è la mia vita. Ne ho cercate altre, ho cercato di disegnare questa in maniera diversa e forse ho fallito, forse no. Come al solito scrivo troppo ma le parole si impossessano sempre dei bugiardi. Il mondo ha bisogno di parole, poche, mirate, importanti, educate, semplici, umane, umili. E allora viva la vostra prossima estate al mare! Chiaramente con massimo rispetto ed ammirazione cerco di prendervi per il culo in modo che siate felici e che vi sentiate come se non fosse cambiato niente. Il pezzo è finito ma volevo precisare che quando prima ho scritto che scrivo gratis per un giornale era solo per specificare che per pubblicare non mi fanno pagare. Lo giuro
Riccardo Ceres
riccardoceres@gmail.com