IL ‘GIÀ PRONTO’ CHE TRAPASSA NELL’ALDILÀ

“Ogn’anno, il due novembre, c’è l’usanza per i defunti andare al Cimitero. Ognuno ll’adda fà chesta crianza; ognuno adda tené chistu penziero. Ogn’anno, puntualmente, in questo giorno, di questa triste e mesta ricorrenza, anch’io ci vado”. Com’è noto, sono i versi iniziali de ‘A livella, tra le poesie più belle del grande Totò. Il due novembre si avvicina e mio malgrado, io, al cimitero, ci vado quasi tutte le settimane e non solo durante i giorni dei defunti. Mio malgrado perché ogni volta che entro nel camposanto di Caserta, oltre a rivivere il dolore per la perdita dei miei cari, sono costretto ad assistere al degrado di un luogo che dovrebbe evocare un senso di pace e che invece ti fa torcere le budella per lo stato di incuria e di abbandono in cui versa. Erbacce, detriti ammassati, loculi fatiscenti, calcinacci e rifiuti di ogni genere. Vetri rotti, infiltrazioni d’acqua, bagni inagibili. Strade ricoperte di ghiaia che attendono di essere asfaltate dai tempi dell’espansione del cimitero nella cosiddetta zona nuova. Alcune cappelle sono state costruite a metà, altre sono abbandonate, altre ancora lesionate e pericolanti. I cittadini, tra questi il sottoscritto, si sono lamentati migliaia di volte con l’amministrazione. Hanno chiesto migliaia di volte ai politici e ai dirigenti del Comune di intervenire. E per migliaia di volte hanno dovuto ascoltare scuse fantasiose e false promesse. Il culmine, poi, si è toccato lo scorso anno quando alcuni pezzi di intonaco si sono staccati dal cappellone sulla sinistra dell’ingresso di via Memma. Invece di provvedere tempestivamente a ripristinare un danno superficiale, quei geniacci dei nostri amministratori, pur di non farsi carico della responsabilità dei lavori, hanno dichiarato l’intera struttura in pericolo e hanno fatto transennare tutta l’area antistante l’ingresso. Sarebbero bastati pochi metri a partire dalla facciata ma, per non saper né leggere né scrivere, hanno deciso di chiudere tutto, compreso l’accesso da via Memma. Un altro disagio creato ai tanti casertani che si recano in quest’area del cimitero e che sono costretti ad entrare da via De Renzis. È trascorso un anno, nulla è stato fatto e probabilmente nulla sarà fatto. Perché a Caserta il degrado è contagioso. È come l’influenza, si propaga in città da zona a zona, ma a differenza di quest’ultima non è curato da nessuno. Pare che i nostri amministratori non abbiano il benché minimo rispetto per i morti, né per i propri familiari. Come se in quel cimitero non ci fossero anche i loro parenti estinti. Ma forse i loro defunti non sono nemmeno sepolti a Caserta, visto e considerato che di casertani veri, lì a palazzo Castropignano, ce ne sono ben pochi. Lo scorso 19 giugno, il sindaco trasformista Carlo Marino dichiarava ai colleghi de Il Mattino: “Abbiamo già pronto un progetto per la riqualificazione del cimitero”. Ora sarò anche un ingenuo, ma quando un politico dice ‘già pronto’ cosa intende? Quanto tempo misura un ‘già pronto’? Giorni, mesi, anni, decenni o anni luce? È’ ‘già pronto’ come il progetto della villetta di Padre Pio o come quello per il Macrico? Proprio per quella grande area al centro della città, fino a pochi giorni prima delle elezioni, il buon primo cittadino Marino s’indignava e sparava a zero contro l’ex sindaco Del Gaudio che, a suo dire, spalleggiato dall’ex governatore Caldoro, avrebbe sciupato un’occasione per la città. Ora è Marino il sindaco di Caserta e il presidente della Regione è il suo compagno di partito De Luca. Ci dica se per il Macrico farà davvero qualcosa o se continuerà con la politica del ‘già pronto’ adottata per il cimitero. Caro sindaco, i morti possono pure aspettare in eterno, ma noi cittadini no. “Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive”, scriveva il grande Totò. Perché non prova a smentirlo?

Gaetano Trocciola
ganox@gmail.com

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