IL MATRIMONIO DELLA DISCORDIA

Dopo il matrimonio svoltosi alla Reggia di Caserta venerdì 5 gennaio, l’opinione pubblica, specie sul web, si è divisa tra chi non vi ha trovato nulla di strano, ritenendola anzi un’opportunità per il Palazzo Reale, e chi vi ha trovato solo del marcio, in quanto esperienza incompatibile con la “grande bellezza” del monumento. A me è sembrata una disputa piuttosto surreale, visto che anche in altri posti d’arte viene data la possibilità di fare eventi come i matrimoni, e nessuno si scandalizza. Il punto, come sempre, è gestire le cose con professionalità e correttezza, e soprattutto rispettare le regole; vedere un fioraio a cavalcioni del leone in cima alla scalinata non è sicuramente una bella cartolina, ma non capisco quale danno di immagine possa arrecare alla Reggia Vanvitelliana, visto che appena qualche settimana fa in una delle stanze situate lungo il percorso di visita, quindi, facente parte del museo, la stanza delle dame, ha ceduto tutto l’intonaco che ricopriva il soffitto di una delle tante grandi finestre del Palazzo, richiamando ancora una volta l’attenzione sul problema ben più grave della manutenzione. Nessuno tra gli internauti forse si è accorto che la domenica del crollo si è sfiorata la tragedia, e non è avvenuto nulla solo per una fortunata coincidenza, perché di turisti ce n’erano pochi e nessuno era nella stanza delle dame al momento del fatto. Se n’è accorta però la magistratura, con la Procura che ha subito sequestrato tutto avviando un’indagine. Dunque, secondo me, il punto non è se il matrimonio s’aveva da fare o meno; nell’era della piena autonomia del Museo Reggia, questa è una possibilità prevista tanto che esiste apposita tariffa ministeriale. Mettiamoci l’anima in pace, il futuro della cultura è questo. Se si vuole davvero guadagnare con la cultura, bisogna rendere i luoghi d’arte alla portata di tutti, per cui vanno bene le aperture gratis domenicali, vanno bene i connubi con il turismo enogastronomico, e va bene renderli anche luoghi magici dove è possibile esaudire i propri desideri, come quello di sposarsi in una cornice da sogno, seppur si tratta di desideri costosi. Ripeto, il punto centrale, su cui ogni cittadino dovrebbe stare attento e dare battaglia, è come si gestisce la Reggia, se si rispettano i piani di sicurezza che ci sono. La sera del matrimonio e ancora prima, durante l’allestimento, c’erano pochi custodi, appena sette, di cui tre ai varchi e quattro tra sale e scalone: era possibile per un numero di unità cosi esiguo controllare 150 persone di società esterne che si muovevano come fossero in una normale villa? Sarebbe auspicabile, quindi, perché sintomo di maturità civica, vedere tanta gente che su internet chiede solamente al direttore Felicori e ai suoi funzionari di essere più efficienti, di far funzionare meglio il monumento, visto che i soldi peraltro ci sono: molto alti gli incassi, con oltre 5 milioni di euro nel 2017, così come è alto l’incremento di visitatori, passati in due anni da oltre 400mila ad oltre 800mila, raddoppiati dunque e ciò, senza timore di essere smentiti, solo per effetto dell’avvento di Felicori. Paradossalmente le maggiori critiche a Felicori arrivano dai casertani, ma il più delle volte non si tratta di denunce relative alla manutenzione, ma di lamentele per “invasioni di campo” del bolognese Felicori, come quella relativa alla concessione delle Reali Cavallerizze al Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, decisione ritenuta quasi eretica dagli intellettuali casertani; mentre i visitatori che arrivano da altre zone spesso lamentano come il monumento, pur essendo magnifico, sia tenuto male, perché sono al di fuori delle logiche tutte locali. La verità, secondo me, è che attorno alla Reggia si muovono tanti interessi particolari: c’è il cittadino che considera il Parco Reale come cosa sua, l’intellettuale o l’associazione sempre pronti ad organizzare eventi con soldi pubblici, l’imprenditore che vuole appalti senza gare. Tante sacche di potere e di assurdi privilegi createsi negli anni cui nessuno vuole rinunciare. E intanto il bene della Reggia viene dopo. Felicori forse ha compreso questa situazione, ma probabilmente non ha la forza per scardinarla, o non è stato in grado di scegliersi collaboratori efficienti, visto che le gare per la manutenzione, come quelle del Parco Reale, sono tutte partite con notevole ritardo. Ma ha ancora un anno e mezzo di tempo per cambiare qualcosa, in positivo. Come si dice: sbagliando, si impara.

Antonio Pisani
antonio.pisani76@gmail.com

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