IL PESCATORE DI LIPSI

Lipsi, Grecia. Baia di Calipso.
Questa mattina, sul presto, una voce: “Captain! Captain!” L’equipaggio in coperta mi chiama: “Giuliana, chiedono di parlare con il comandante”.
Chi può essere a quest’ora? La baia è deserta, non c’è nessuno. Esco. Un pescatore, con il suo barchino di legno: “Captain! Mediterranea! Volete marmellata? Di fragole? E di fichi? O di limone e arancia?”. Lo guardo perplessa e stupita: “Ma non hai pescato? Non ce l’hai un po’ di pesce? Tonni? Acciughe?”. E lui, con un vasetto di marmellata in mano: “No, oggi solo marmellata!” Scoppiamo a ridere e: “Va bene, dai! Marmellata del pescatore di Lipsi!”.
Ne prendiamo tre vasetti, limone, fichi e fragole.
A questo punto però gli chiedo come mai vada in giro con il suo barchino a vendere marmellate invece che il pescato del giorno.
“Qui non si pesca più. Il pesce è finito. E noi piccoli pescatori dobbiamo organizzarci, trovare altre soluzioni per vivere. Mia moglie fa delle ottime marmellate con i frutti del nostro giardino e io le vendo andando in giro tra le baie dell’isola con il mio piccolo peschereccio, alle barche ferme in rada.”
In effetti è così. Nel Mediterraneo ormai non si pesca più, o meglio si pesca poco, non più come prima. È una situazione drammatica quella che riguarda i pesci del mar Mediterraneo, arrivati ad un livello di sfruttamento da record negli ultimi anni.
La pesca illegale, quelle operata da ignoti senza licenza utilizzando tecniche che impattano sull’intero ecosistema, come la pesca a strascico, con cui letteralmente si spazzano tutti fondali e quella con le bombe, fatte esplodere in ampie aree, devastando la fauna ittica.
A questo poi dobbiamo aggiungere l’inquinamento chimico del nostro mare e l’invasione di plastica e soprattutto microplastica, quella più pericolosa, perché mette a repentaglio interi ecosistemi entrando nella catena alimentare fino ad arrivare sulle nostre tavole.
E per finire, l’arrivo nel nostro mare del Tetraodontide, conosciuto come “Pesce palla”, attraverso lo stretto di Suez a causa dell’aumento della temperatura del Mediterraneo. Si tratta in realtà di una famiglia di pesci tutti caratterizzati dalla velenosità della loro carne. Non sono, quindi, pesci commestibili, né predati e si nutrono di molluschi, crostacei, piccoli polpi e meduse. Arrivano nel Mediterraneo nelle cisterne delle navi petroliere che utilizzano acqua salata per fare zavorra quando sono vuote, per poi svuotarla una volta prima di fare rifornimento.
Il Governo cipriota per far fronte a questa emergenza, ad esempio, paga 1 euro per ciascun pesce palla pescato, invogliando i pescatori, quindi, a non gettarli in mare una volta trovati nelle loro reti.
Prima di andar via il pescatore ci invita a casa sua. “Entrate in porto oggi pomeriggio, ormeggiate e venite da me. Vi presenterò mia moglie. Siamo nella casa bianca proprio di fronte la chiesa”.
Poi è andato via felice. La marmellata era buonissima e noi ovviamente il pomeriggio eravamo lì a casa sua, con la moglie, i figli e una tavola apparecchiata piena di frittelle e marmellata.

Giuliana Rogano
giulianarogano@gmail.com

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