Sì, forse un titolo provocatorio, ma drammaticamente veritiero che calza alla perfezione questo nostro nuovo tempo. Il tempo in cui video shock vengono spammati in rete alla velocità della luce e dai quali si può apprendere quanto il nostro paese sia dimentico dei drammatici errori commessi in passato. Si vedono dunque persone la cui colpa è quella di aver varcato i confini dello stivale (non certo facoltosi americani o diplomatici tedeschi, s’intende) aggredite per le strade, picchiate, insultate e cacciate. Addirittura la democraticissima Toscana, mai toccata finora dalle spire della destra nazionalista, è oggi votata alla difesa del suolo patrio dalla minaccia dei temibili invasori.
Una voce fra tutte si leva tonante e legittima le sconcertanti prese di posizione del popolo, anzi, le comanda quasi! Ed ecco che tutti i problemi di una sempre crescente “sfera dei bisognosi” della società sembrano essere imputabili ad un nemico facilmente riconoscibile; non certo ad una cattiva condotta sia governativa che popolare.
Certo è che i problemi nascono dal malcontento della gente, come in tutti i casi che la Storia registra. In effetti, non si può proprio dire che la nostra penisola stia affrontando un periodo florido, tutt’altro, con una soglia della povertà in espansione e tutte le dinamiche che ne conseguono: disoccupazione, abbattimento delle agevolazioni, difficoltà nel pagamento delle tasse, scarse prospettive per il futuro ed una vita che si protrae nel disagio. È per questo che, inconsciamente cosciente della sfuggevolezza del nemico da combattere, il popolo ripiega su un avversario più facilmente individuabile e lo addita quale capro espiatorio, supportato da un leader in grado di far anteporre gli istinti più viscerali alla ragione. Il bisogno di dare la colpa a qualcuno, ritenerlo responsabile della propria condizione. Tutto ciò, sebbene non sia il caso di apportare paragoni data la differenza del tempo e dello stampo del popolo, riproduce con straordinaria precisione il metodo con cui ottant’anni fa si trasformarono gli uomini in bestie, smuovendo appunto i loro istinti più animali e legittimandone l’esternazione. Occorre ricordarsi degli sforzi che l’umanità ha fatto per permettere a tutti di essere in diritto di esistere sulla terra, e non soltanto perché scritto su un documento; il primo passo da fare a questo proposito è ricordare il passato. Le granitiche parole del politico, filosofo e scrittore britannico Edmund Burke si trovano nello stammlager di Auschwitz con questo scopo: “chi non ricorda la Storia è condannato a ripeterla”. E usa la parola “condannato”, perché certe cose della Storia è bene che restino passate.
Nicola Di Nardo
nicoladinardo92@gmail.com