Per chi non l’avesse fatto, sarebbe senza dubbio un’esperienza interessante prender visione di una delle sedute del ministro Matteo Salvini al Parlamento Europeo; non perché trattasi di un evento non poi così comune, ma perché si potrebbe vederlo secondo un’ottica differente, a prescindere dall’orientamento politico. Non è scopo di questo articolo divulgare cialtronerie legate all’orgoglio ferito di qualche simpatizzante di destra o di sinistra, ma solo di esporre pure e genuine riflessioni che inducano ad ulteriori ragionamenti, ordite da nient’altro che una mente apartitica, appartenente alla persona libera che l’autore pretende di essere (ed è una presunzione della qual tanto si fa boria!). Dunque, per quanto detto, non si può che iniziare da una constatazione oggettiva: il ministro dell’Interno, nonché leader indiscusso della Lega, ha primeggiato. Tutte le disquisizioni, le supposizioni di coloro che berciavano “noi-non-ci-legheremo-mai” ora sono meno ottimistiche; la massiccia vittoria del principale partito italiano ha destabilizzato l’equilibrio già precario del Paese e ha trasmesso un messaggio potente ed inquietante: “il-popolo-è-stanco”. E per popolo s’intendono tutti quegli operai e disperati e disgraziati, che altro non aspettavano se non uno stimolo forte, in grado di valorizzare il singolo pur come parte di un gruppo. Ebbene, questo articolo si apre con Salvini al Parlamento Europeo perché in quel luogo ha condotto alcune azioni strategico-propagandistiche eccezionali; sentendolo parlare, col tono fermo e perentorio di chi sa cosa sta dicendo e con la risolutezza di chi non vuole fermarsi, anche per chi non crede in Salvini e nella Lega è difficile tacciarlo di menzogna. L’aspetto più assurdo di questa inversione di tendenza, che pare aver riportato l’Italia ai tempi bui del sospetto reciproco, è che Salvini non ha torto. La sua abilità è proprio quella di saper cogliere il malcontento della gente (argomento già trattato nel n°61: “Il tempo di parlare alle pance”) e incanalarlo in un senso comune che genera la rivolta; e siccome in Italia non si è in grado, o non ancora, di rispondere all’istinto viscerale per mezzo di mazze e forconi, lo si fa per mezzo di una crocetta. La Germania del 1933 ha largamente dimostrato, però, che la crocetta generata da un sentimento di massa può condurre a conseguenze più tragiche di una “marcia su Roma”. È un dato di fatto che il ministro dell’Interno abbia adoperato gli squilibri del mondo islamico secondo i propri scopi, generando in un colpo solo un elemento di coesione per gli italiani (che si riconoscono nella religione) e di estraneazione per i migranti musulmani o supposti tali, anche se la tendenza all’esclusione finisce con il non differenziare le categorie e quindi l’intolleranza cresce nei confronti di tutti. Ciò non vuol però significare che il problema non sussista, tutt’altro, il mondo islamico è in fermento, il terrorismo è effettivamente un pericolo, ma resta assolutamente errato suddividere gli esseri umani in buoni e cattivi (non ci sarebbe neanche da discuterne!); è un fatto che in natura non esista alcunché di simile a codesto principio, e che non ci sia nulla che possa avvicinarsi al concetto di verità assoluta, senonché ognuno ha lo stesso diritto d’esistenza d’ogni altro, da qualunque parte del mondo provenga. E un altro fatto, in merito a queste precedenti osservazioni, è che sia oltremodo scorretto presenziare citando e brandendo una Bibbia, come Salvini ha fatto, data la natura laica del nostro Stato. I precetti Patria, Dio e Famiglia sono ben noti nella Storia, perché sono quelli che permettono un controllo diretto sulle masse e che, ed è un fatto, stabiliscono una scissione netta tra gli esseri umani; è sufficiente leggerli per rendersi conto di quanto poco siano predisposti alla pluralità. E non sono forse un fatto tutte quelle centinaia di migliaia di profili con loghi della Lega i cui contenuti inneggiano al Ventennio o a rimpianti stermini incompiuti? E non lo sono forse tutti quei commenti barbarici che, parlando di esseri umani, inzaccherano giorno dopo giorno la memoria di tutti i morti ammazzati in nome della libertà, la stessa libertà che oggi consente a cialtroni della più indegna stirpe di scrivere “morite-dovete-morire”? Oh sì, il nostro ministro dell’Interno ha fatto un grande lavoro, non perché ha insidiato qualcosa dentro la coscienza del popolo, ma perché ha estratto qualcosa di già esistente gestendolo alla perfezione. La politica deve promuovere unione, perché quando promuove la disuguaglianza diventa un crimine bell’e buono. Le problematiche in Italia sono tante, come dice Salvini, ma siamo sicuri che (per citare le sue stesse parole n.d.a.) sia giusta la suddivisione in persone di serie A e di serie B? Ed è giusto che a qualcuno tocchi la serie Z? Ormai si è scelto, ma il lettore si ricordi che con la propria coscienza si è sempre soli a fare i conti.
Nicola Di Nardo
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