A lei, o lui, gli uomini erano piaciuti sempre. Ricordava che da piccola le piaceva sentirne l’odore acre e penetrante. Poi, man mano, alla sensazione olfattiva se ne erano aggiunte altre, quasi a sopraffarla, ma era quella che ritornava vittoriosa nei momenti dell’intimità e dell’abbandono, quando capitavano. Il tempo dell’infanzia era passato e ora, al primo impatto, badava ad altre cose: l’aspetto da uomo forte non le dispiaceva, ma pure quello dell’uomo raffinato non era male. Fondamentale, sempre, il portamento: quell’incedere eretto e sicuro, senza che gli stretti fianchi ondeggiassero minimamente, le faceva riconoscere il maschio a mille miglia. Anche il suono della voce aveva la sua importanza. Il timbro basso, impastato di fumo, spesso imperioso, ma ad un tempo capace di essere suadente e carezzevole, l’attraeva più di ogni altra cosa al mondo. Era quella la sua natura, fin dalla nascita. Non ricordava, come la sua amica, di aver avuto uno zio che le si andava strofinando addosso da tutte le parti. Meno ancora si era mai trovata in quella situazione di miseria e di promiscuità che le descriveva quell’altra compagna, con le notti in cui era tutto un mescolarsi di corpi e distinguere i ruoli diveniva difficile, specie quando aleggiava dappertutto l’odore del vino. Non era vero, poi, che da piccola l’avessero vestita da femminuccia. Era lei che, quando poteva, indossava gli abiti e le scarpe della mamma e si truccava come lei, ben consapevole degli sguardi di desiderio che gli uomini, tutti gli uomini, lanciavano alle donne bene apparecchiate e imbellettate. Nei vestiti e nei belletti, le era sembrato di capire, c’era la ragione vera di quegli sguardi e di quel desiderio che avrebbe voluto catturare per sé. E, per la verità, nella prima adolescenza ci era quasi riuscita. Ancora non aveva quella perenne ombra di barba sul viso, la peluria non aveva ancora invaso il suo corpo e ancheggiare le riusciva quasi naturalmente. I capelli lunghi, il viso fresco, un’ombra di rossetto facevano il resto e davvero gli uomini si voltavano al suo passaggio. Ma ben presto dovette accorgersi che quelle apparenze avevano in sé qualcosa di sterile, non portavano e non potevano portare a nulla. Nelle donne le movenze, il trucco, il vestirsi in un certo modo, il mettere in risalto certe parti del proprio corpo racchiudevano un messaggio segreto. Tutto era preordinato, anche se in modo misterioso e inconsapevole, a qualcosa che a lei sfuggiva e che non avrebbe mai avuto. Le fu chiaro, allora, che il suo essere donna poteva esprimersi solo in quel vuoto apparecchiarsi, in quel travestirsi e truccarsi fini a se stessi. Accentuare quella mascherata era l’unico modo per segnalare la sua profonda e vera natura. Se, poi, ne veniva fuori solo la parodia della femminilità, poco male: era il modo per riderne e per ridere del mondo intero.
Pid
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