In seguito a quanto emanato dal DPCM del 4 marzo 2020, è stata disposta la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado e di tutti gli atenei a livello nazionale fino al giorno 15 dello stesso mese. Una misura senza precedenti, che mi ha lasciato assolutamente sconcertato: mai avrei potuto pensare ad un decreto simile dopo tre giorni di regolare lezione avvenuti in aule completamente sanificate dal Comune di Caserta. Mentre ciò avveniva, ero in casa a passare una tranquilla serata in famiglia e in un primo momento la notizia mi ha rallegrato perché, come per tutti i miei coetanei studenti, saltare uno o più giorni di scuola non è che mi dispiaccia. Ma immediatamente dopo mi è sorta una preoccupazione particolarmente acuta ed improvvisa, perché avevo capito che la situazione era evidentemente precipitata ad un punto critico, in cui era inderogabile attuare provvedimenti drastici come quelli.
Tutto è precipitato ulteriormente il 9 marzo: di sera, mentre attendevo il nuovo episodio de “Il commissario Montalbano” su Rai 1, è andato in onda improvvisamente il TG1 per un’edizione straordinaria, in cui il Premier Conte ha illustrato un secondo decreto, molto più restrittivo di quello del giorno 4, che di fatto estende le misure preventive già in atto in alcune regioni a tutto il paese, che diventa un’unica “zona protetta”. Il presidente ha annunciato il prolungamento della chiusura delle scuole e degli atenei fino al 3 aprile e ha invitato tutti i cittadini a restare in casa, lanciando l’hashtag #iorestoacasa. Sentire quelle parole dal capo dello Stato che, con un tono determinato, ha invitato gli italiani a far emergere il senso di responsabilità che alberga dentro ognuno di noi, mi ha fatto comprendere la necessità di restare in casa: ciò significa, oltre a non andare più a scuola, perdere il piacere di uscire con gli amici, andare in giro per la città, sedersi in un bar e prendersi un caffè, divertirsi in compagnia; mi aiuta a superare questo momento il pensiero che è un sacrificio per un periodo di tempo limitato. Il premier ha inoltre esortato i cittadini ad agire responsabilmente per tutelare soprattutto la salute dei nostri genitori e nonni. Credo che egli abbia volutamente fatto riferimento a queste figure per arrivare alla mia generazione e sensibilizzarla: fino a quel momento noi giovani, sentendoci forti e inattaccabili, abbiamo continuato ad uscire incuranti delle regole di sicurezza che gli organi di Stato preposti ci invitavano a rispettare. Così ho realizzato la serietà dell’emergenza che stiamo vivendo, adeguandomi a questo nuovo stile di vita: ad esempio, anche se avessi più tempo per andare da mio nonno che vive solo e fargli un po’ di compagnia, ho capito che non potrei farlo, per salvaguardare la sua salute.
Un’altra preoccupazione che mi è sorta riguarda la scuola: soprattutto per me che sono al quinto anno, questa ordinanza è profondamente svantaggiosa, facendomi perdere giorni di scuola necessari a prepararmi per affrontare degnamente la maturità. La risposta a tutti questi interrogativi è stata la voglia di impegnarmi per impedire a tutto ciò di condizionare il mio ultimo anno di liceo: ero e sono disposto tutt’ora a lavorare duramente per sostenere al meglio l’esame di Stato, trampolino di lancio per il mio futuro.
Fortunatamente per me, la scuola non mi ha lasciato solo e in questa inattesa e “irreale” emergenza, grazie al supporto del registro elettronico online, i docenti si stanno adoperando per fornire a noi alunni il materiale didattico su cui lavorare in questi giorni, mettendosi anche a nostra completa disposizione in caso di eventuali perplessità. Il preside Suppa e il suo staff, composto soprattutto da docenti di informatica, sta lavorando notte e giorno per un nuovo sistema di didattica interattiva, che ci permetta di fare lezione a distanza come se fossimo veramente in un’aula scolastica, così da mantenere vivi i rapporti tra noi compagni e il gruppo docente.
In questo clima di tensione e di paura per la diffusione del COVID-19 è bello sapere che la scuola c’è! Come i miei compagni della VH, sono grato al Preside per il suo impegno: sarà sempre nei nostri cuori… Oggi è ancora più vero che “Chi è del Diaz lo è per sempre!”. Ora penso alla scuola come alla normalità che mi attende quando tutto questo sarà passato. Speriamo che questo possa avvenire presto.
Marco Sorbo 5H
Liceo scientifico A. Diaz