LE REGOLE DELLA MATRIA

Mesi fa guardavo uno spot di Giorgia Meloni che ripeteva che la patria è una scelta quotidiana e pensavo che ha ragione, sì, la patria è una scelta quotidiana, spesso inconsapevole, eppure quotidiana. Quella di rispettare e firmare le regole che il Padre ha deciso prima di noi, Padre maiuscolo, incarnazione di quell’autorità di cui rimarremo sempre figli fino a che non decideremo di diventare i padri di noi stessi, è una scelta quotidiana che facciamo tutti fino a che non ci diamo il permesso e la forza di crescere… Nel Vangelo Gesù parla di sé come del figlio dell’uomo, come se ad un certo punto l’Uomo la smettesse di essere sempre figlio ubbidiente e accettasse la responsabilità di farsi padre di quel bambino che è tutto ciò che Erode sacrifica continuamente dentro noi in nome dello status quo… Che si manifesta in quello Stato-Patria dove nessuno è profeta, come recita un famoso proverbio. Perché il profeta è quello che vede, immagina, racconta un futuro diverso da quello che ci sarebbe se tutto continuasse esattamente come ora, con le regole del padre; il profeta non ha spazio dove regnano le regole del padre. In patria il padre si perpetua all’infinito in un mondo che non ha speranze di poter cambiare… E la madre, mi chiedevo?
Qual è la terra della madre, mi chiedevo, guardando il video di Giorgia Meloni così totalmente devota al regno del padre. Esiste una “matria”?
E allora mi sono accorta che sì, che basta aggiungere una piccola vocale (e nelle lingue antiche le vocali neanche si scrivevano) e appare la Materia…
La Materia è il regno della madre e la Patria il regno del padre. E allora a me viene da pensare che la Patria, quando è in terra, è solo la brutta copia, spesso davvero brutta brutta brutta, della patria celeste e che l’unico padre di cui ci si può davvero fidare è di natura spirituale e ognuno ce l’ha dentro, se impariamo ad ascoltarlo e che in terra le regole, quelle sensate, quelle da osservare e imparare le dà la materia che nella Natura si manifesta. Anche Gesù in un passo del Vangelo così poco ascoltato da qualsivoglia istituzione e autorità dice: “Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.” (Matteo 23 8-109).
E in Natura, tanto per cominciare, regnano la bellezza e la diversità, con la sua scandalosa abbondanza, scandalosa al punto che una distesa di neve in inverno, ai nostri occhi tanto immacolata ed omogenea è composta da minuscoli cristalli di neve, ognuno inaspettatamente unico. E in Natura, per continuare, i rifiuti, tanto cari a noi esseri umani, che li diamo e li creiamo continuamente dentro e fuori noi, non esistono, né tossici, né umidi, perché gli uccelli quando cacano seminano e concimano e dunque la nostra idea di tecnologia e conoscenza che ci fa sentire tanto onnipotenti manca di pezzi fondamentali se le grandi invenzioni provocano intossicazione e distruzione ovunque. Ripenso spesso a quella foto degli anni ’40, credo, dove alcune delle menti più brillanti del tempo se ne stanno sedute su delle sedie da regista a guardare l’esplosione di un fungo atomico nel deserto del Nevada riparandosi con degli occhiali da sole – bombardati da radiazioni – e penso che davvero non avevano studiato abbastanza, o molto nella prospettiva sbagliata. Erano precisamente profeti in patria, e dunque falsi profeti, figli del padre terreno di cui riconoscevano e onoravano le leggi. Proviamo a fare ordine ora, forse è arrivato il momento, proviamo a farci noi padri, senza cercare continuamente fuori una patria di cui essere sudditi e iniziamo ad onorare e imparare le regole della madre, di lei sì, riconoscendoci finalmente figli ed eredi.
La rivoluzione inizia qui, sempre dentro e poi si vedrà fuori… Oh… eccome se si vedrà… E poi accorgersi che “Natura” è participio futuro del nascere latino e parla di tutto ciò che nascerà, non di ciò che è già nato.
Una divinità di leggi future, non passate; sempre al di là di ciò che fino a qui conosciamo.
La mia natura, la tua natura, nascerà da qui in poi e qui è sempre adesso, sorgente. E noi che la pensiamo per giustificare il passato mentre lei è natura, è ciò che nascerà fra un attimo, sempre fra un attimo.
Che magnifica inversione porre il motivo delle nostre azioni nel futuro e non nel passato, sempre un passo in là, come quando camminiamo e ci sbilanciamo e ci fidiamo di saper soccorrere quello sbilanciamento. Passo dopo passo ci fidiamo della natura, di ciò che sarà e ancora non sappiamo.
Devo ricordarlo.

(Scritto un anno prima del riferimento alla Matria di Michela Murgia)

Claudia Fabris
ratacla@libero.it

 

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