L’EPILOGO GIÀ SCRITTO

Si respira quasi più rassegnazione che rabbia allo stabilimento Jabil di Marcianise (Caserta), dove i lavoratori sono in sciopero dopo che l’azienda nei giorni scorsi ha annunciato il licenziamento collettivo di 190 dipendenti a partire da lunedì 25 maggio, quando scadrà la cassa integrazione di nove settimane ottenuta per l’emergenza Covid; i sindacalisti, non solo quelli dei metalmeccanici ma anche i segretari generali delle Confederazioni locali, sono stati in prefettura per capire quali spazi c’erano per iniziative di mobilitazione e per provare a far intervenire il Governo contro quello che ha tutta l’aria di essere un comportamento predatorio ai danni del sistema Italia. “La gestione Jabil in Italia – dice Michele Madonna, lavoratore e delegato Fiom-Cgil – si è caratterizzata nel tempo solo per le acquisizioni e il ricorso costante agli ammortizzatori e agli altri strumenti messi a disposizione dalla normativa italiana, mai per veri piani industriali e produttivi. Ricordo che in passato la Jabil ha acquisito nel Casertano gli stabilimenti della Siemens, da ultimo quello della Ericsson, e ogni volta che acquisiva e aumentava il personale, ricorreva alla cassa integrazione o alla solidarietà, mai ad un aumento della produzione; già prima delle Cig per la Pandemia, usufruivamo della cassa integrazione straordinaria. Per noi a Marcianise il lavoro non c’è mai stato, eppure la multinazionale americana ha 120 stabilimenti nel mondo con 200mila dipendenti, e, tranne in Italia, realizza ovunque un ottimo fatturato”.

I margini di manovra sono molto ridotti, anche perché i vertici Jabil, manifestando l’intenzione di non voler chiedere il rinnovo della cassa integrazione usata in questi due mesi di pandemia, hanno fatto intendere la loro ferma volontà di porre fine ad una vertenza che si trascina dal giugno 2019, quando fu annunciato l’esubero di 350 addetti a Marcianise su un totale di 700. Da allora 160 dipendenti hanno accettato di andarsene, optando per la ricollocazione presso altre aziende con un incentivo di diecimila Euro lordi – sono ottantamila gli Euro che la Jabil dà all’azienda che assume i suoi lavoratori – o per l’esodo volontario con un incentivo di settantamila Euro lordi; 190 lavoratori non hanno accettato nessuno dei due strumenti e con la procedura ormai chiusa, l’unico epilogo per loro è il licenziamento.

Insomma, ancora un duro colpo alla fragile economia casertana, nell’indifferenza dei media, nell’indifferenza della politica e delle istituzioni. Dove sono? Dove sono i politici innamorati della propria voce e avidi di incarichi mentre 190 famiglie sono già sulla passerella con la certezza della spada che le spinge verso gli abissi della precarietà in questo periodo di crisi profonda per l’economia mondiale? Non pervenuti. Nessuno. Siamo terra di nessuno. Per le logiche globaliste delle multinazionali il Sud Italia è terra di incentivi allo sfruttamento, la vicenda della Jabil ne è una dimostrazione, basti pensare che a loro volta, le aziende presso le quali i lavoratori sarebbero dovuti essere ricollocati, alle quali la Jabil aveva offerto ottantamila Euro a lavoratore assorbito, avevano progetti industriali poco chiari; basti pensare che alcune di queste società stanno partendo soltanto ora con l’insediamento nell’area di Marcianise ed è per questo che il piano non è stato accettato da tutti i lavoratori in esubero, per il timore che questa assunzione non fosse nient’altro che un modo per spostare un po’ più avanti la certezza di un futuro incerto.

Antonio Pisani
ganox@gmail.com

0 replies on “L’EPILOGO GIÀ SCRITTO”