MEGLIO MARCIARE CHE MARCIRE

Da più di settant’anni guardiamo con ammirazione al modello statunitense cercando di scimmiottare politiche, modi di pensare e tendenze dell’american way of life. Purtroppo, in tutto questo tempo, siamo stati solo sfiorati in maniera superficiale dalle “buone prassi” d’oltreoceano mentre abbiamo abbracciato senza riserve le aberrazioni del sistema a stelle e strisce: consumismo, stress sociale, junk food con conseguente obesità (infantile e non), privatizzazione indiscriminata, polarizzazione dei ceti con l’aumento della povertà e la scomparsa della classe media, inquinamento ambientale in nome della tutela di lobby e combriccole dall’aspetto elegante e dal cuore mafioso. Mentre in questi giorni si celebra l’Earth Day, la più grande manifestazione a salvaguardia del pianeta, l’amministrazione Trump è impegnata a sconfessare le prove scientifiche che imputano alle attività dell’uomo il surriscaldamento globale con le conseguenze ambientali che ne derivano. L’insistita propaganda delle teorie del negazionismo climatico ha provocato la reazione degli scienziati americani che hanno promosso una giornata di mobilitazione globale, March for Science, alla quale ha aderito gran parte della società civile statunitense. Da Washington l’eco della protesta si è ben presto diffusa in tutto il mondo e in oltre 500 città a livello planetario sono state promosse marce per difendere il ruolo che la scienza riveste nella tutela della salute dei cittadini. Anche Caserta ha risposto presente, grazie alla sensibilità di un gruppo di ricercatori e di studiosi dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” che hanno organizzato un incontro-dibattito tra esperti di ambiente e cambiamenti climatici, da un lato e studenti e cittadini, dall’altro. Un seminario a carattere divulgativo per rendere la comunità locale consapevole dei danni creati al clima e all’ambiente dalle attività umane in epoca industriale; una marcia che è partita dalla sede universitaria di via Vivaldi per concludersi dinanzi alla Reggia, luogo eletto a simbolo di rinascita sociale per Caserta e per il suo territorio. Come spesso accade, quando vi sono iniziative che nascono spontaneamente nell’alveo della società civile, le istituzioni latitano. Comune, Provincia, Confindustria, Camera di Commercio, sindacati, associazioni di piccole e medie imprese o di commercianti, e persino la più alta carica dell’università, il Rettore, sono stati latitanti. O meglio, non sono interessati a queste tematiche planetarie che a chiacchiere sembrano distanti anni luce da noi ma poi, nei fatti, si possono toccare con mano nella devastazione ecologica dell’area industriale tra Caserta e Napoli. Proprio perché consapevoli che le aule grigie degli enti locali sono ben presidiate dagli avventori dei fast food della politica nostrana, gli studiosi casertani sono usciti con decisione dai propri laboratori per diffondere tra la gente l’amore della scienza per la verità e per rivendicare la libertà della ricerca da qualsiasi forma di potere. Si può dire che, almeno per una volta in tanti anni, qualcosa di buono dallo Zio Sam lo abbiamo preso.

Gaetano Trocciola
ganox@hotmail.com

 

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