Un po’ di tempo fa fui costretto ad andare in farmacia per bisogni impellenti, così pensai di farmi trovare già lì all’apertura per evitare noiose file ed inutili conversazioni con persone che, anche se non ti conoscono, ti raccontano la storia inutile della loro vita. Ero da solo, davanti all’ingresso, quando finalmente la saracinesca si alzò. Entrai, salutai il dottore ed i suoi assistenti e feci il mio ordine. Alle mie spalle entrò un vecchietto dal viso simpatico ma con un’espressione molto seria e vestito di tutto punto come se fosse appena uscito da qualche sorta di cerimonia importante. Il farmacista mi diede farmaci, scontrino e resto e mi salutò. Mentre stavo riponendo i soldi in tasca e controllando che ci fosse tutto nella bustina, il simpatico vecchietto si avvicinò al bancone. – Buongiorno dottore, spero tutto bene. Mi potete dare un’altra scatola di quelle pillole per la memoria? Il dottore annuì, aprì uno di quei lunghi cassettoni e prese una scatola. – Quindi non vi è bastata la scatola che avete preso la settimana scorsa? – domandò il dottore. – No, sinceramente penso che ci voglia un rinforzino, anche perché alcune cose le riesco a ricordare ancora in maniera nitida. A quelle parole m’incuriosii talmente tanto che decisi di aspettare l’anziano signore all’esterno per fargli qualche domanda. – Scusate, non ho potuto fare a meno di ascoltare quello che avete chiesto al dottore; so che non ci conosciamo, ma sinceramente una richiesta come la vostra non l’avevo mai sentita. State per caso prendendo qualcosa per cancellare la memoria? Il vecchietto si fermò e mi sorrise in maniera gentile, per niente infastidito dalla domanda. – Sì, esatto, avete capito bene. Vedete, si dice che chi non ha memoria è un pover’uomo, perché la memoria dovrebbe dare la possibilità di valutare errori e cose giuste. Darebbe più valore alla vita, dicono. È importante per questioni di coscienza e per alcune più futili come ricordare una data, ad esempio. Ma secondo me è pur vero che una cattiva memoria possa preservare da tanti rimorsi. Sapete quanti ne ho alla mia età? Passo la vita a fare questo: ricordare e cercare di dimenticare. Alcuni giorni sono fortunato perché la memoria mi si blocca, ma è solo un’impressione perché sta ancora lì tutta intera ed anche le cose che mi sembra di non ricordare più si ripresentano. Lo fanno quando dicono loro. A volte sono favorito dalla sorte perché sono dolci ricordi, a volte sono come lame arrugginite che mi trapassano durante il sonno. In entrambi i casi è come guardarsi allo specchio, peccato che non sia come quello della favola di Biancaneve. I propri ricordi mentono sempre spudoratamente e siccome non posso sceglierli l’unica cosa che posso provare a fare è dimenticarli. Alcuni dicono che diventare anziani sia come ritornare bambini spensierati ma questa è una crassa bugia: un bimbo non ricorda il suo passato, lo costruisce inconsapevolmente nel suo futuro. Fortunatamente adesso c’è la scienza che mi aiuta un minimo e, a dire la verità, queste pillole sono davvero un toccasana; qualche giorno riesco anche a dimenticare come mi chiamo per qualche minuto ma è solo un attimo di ebrezza e felicità, una droga della quale ben presto sparisce ogni effetto. D’altronde meglio uno che zero, dico bene? Adesso però vi devo salutare perché devo andare a prendere la mia dose giornaliera, poi se parlassimo un altro poco mi dovrei ricordare pure di voi e la cura degli scorsi giorni andrebbe a farsi friggere. Arrivederci. Avevo ascoltato in silenzio senza proferire parola e mentre camminavo verso casa pensai che avrei ricordato a lungo quella conversazione, anzi quella dissertazione. Non avevo mai pensato così intensamente al ruolo dei ricordi. Davvero per avere una coscienza pulita bisognava avere una pessima memoria? I ricordi sono qualcosa che abbiamo o che abbiamo perso per sempre? Possono essere cancellati senza il loro esplicito consenso? Non vidi più quel vecchietto simpatico. Lo immaginavo però felice, ciondolante per casa con un sorriso finalmente ritrovato dopo aver dimenticato tutto, persino di comprare pillole per dimenticare; forse la felicità è semplicemente continuare a camminare senza aver memoria dei passi fatti. Più volte in seguito, quando scesi per la spesa o per delle piccole commissioni, scrutai i vecchi del quartiere sperando di ritrovare il suo sguardo. Pensai anche di chiedere agli anziani del Dopolavoro Ferroviario o a quelli del Club Napoli se avessero sue notizie, ma sinceramente non ricordavo il suo nome e se mai si fosse presentato quando mi parlò quel giorno. Chissà se alla fine è riuscito davvero a dimenticare tutta la sua vita e a vivere in uno stato di serena incoscienza. Quel che è certo è che per quanto mi riguarda è riuscito a non farsi dimenticare. Ed io ho pure finito le pillole.
Riccardo Ceres
riccardoceres@gmail.com