NON C’È PEGGIOR SORDO…

L‘amministrazione comunale di Caserta, guidata dal sindaco Carlo Marino, tra meno di un mese compirà quattro anni di governo cittadino. L’anno prossimo si andrà alle elezioni e quindi mi sembra arrivato il momento di fare un bilancio. Il fallimento è totale. La catastrofe è sotto gli occhi di tutti. Caserta è una delle poche città d’Italia dove si sta peggio rispetto a dieci, venti o trent’anni fa. Mancano i servizi sociali, gli asili nido, gli spazi per i giovani che continuano ad emigrare al Nord o all’estero. Non esiste un’isola pedonale degna di questo nome, un piano della mobilità, un servizio di trasporto pubblico ‘normale’, una pista ciclabile che possa incentivare l’uso di mezzi green. In compenso, il traffico è una costante, le strade sono disseminate di voragini, i commercianti hanno chiuso in massa, le scuole se ne cadono a pezzi e assistiamo all’abbandono e alla desertificazione dei luoghi simbolo della città come piazza Mercato. Le tasse sono le più alte d’Italia, i servizi inesistenti. I delinquenti girano indisturbati e impuniti. I vigili per strada non ci sono e se li chiami ti dicono che sono pochi, che la maggior parte sta in ufficio e che non si assume personale da anni. Il sindaco e gli assessori si riempiono la bocca di “faremo”, “abbiamo un’idea”, “c’è già un progetto”, “tra poco vedrete”. Ma in quattro anni non abbiamo visto proprio niente. Anzi, mi correggo: abbiamo visto aumentare gli stalli delle strisce blu in numero superiore a quanto consentito dalla legge e in zone periferiche dove dovrebbero essere garantiti spazi gratuiti; abbiamo visto il degrado dei parchi urbani tracimare fino all’insostenibile come nel caso della villetta Padre Pio; abbiamo visto l’ennesima amministrazione disinteressarsi della questione ex Macrico, un enorme polmone verde che dovrebbe essere restituito ai casertani e che rimane sbarrato; abbiamo visto un’amministrazione pagare consulenti per studi su un fantomatico digestore anaerobico da costruirsi prima a Lo Uttaro, poi a Gradilli, poi a Ponteselice e infine nell’ex cava Mastellone a Garzano; abbiamo visto i consiglieri comunali prendere il gettone di presenza di Commissioni che nel periodo di emergenza Covid non si sarebbero potute svolgere in presenza; abbiamo visto i nostri amministratori esimersi dal convocare una seduta del Consiglio Comunale negli ultimi mesi come se non esistesse la possibilità di mettersi davanti a un pc e discutere degli innumerevoli problemi che ci assillano; abbiamo visto, nel periodo più buio dell’emergenza sanitaria, l’amministrazione fare scempio degli alberi di mezza città, con potature e tagli indiscriminati che stanno riducendo ai minimi termini il verde a Caserta e che hanno distrutto migliaia di nidi all’inizio del periodo primaverile. E potrei andare aventi per pagine e pagine ma a nulla servirebbe. Perché il nostro sindaco, quello che si è seduto quattro anni fa sullo scranno più alto di Palazzo Castropignano, non dà retta a nessuno. Lui è ‘un uomo solo al comando’, il Fausto Coppi all’ombra della Reggia. E lo ha dimostrato ancor di più in questo periodo, quando ha fatto sfrattare i volontari di Caserta Solidale dalla piccola stanzetta utilizzata per il progetto Piedibus all’interno dell’ex Caserma Sacchi: con decine di spazi vuoti, gli aderenti dell’associazione, che gratuitamente hanno portato cibo e farmaci ai casertani durante il lockdown, si sono trovati a dover compilare le domande per il bonus disabili sul muretto di un cortile. Ma dov’è finita la promessa fatta a settembre di affidare parte dei locali inutilizzati dell’ex Caserma Sacchi a quelle associazioni (Csa Ex Canapificio, Nero e Non Solo Onlus, Laboratorio Sociale Millepiani) che da anni rendono servizi gratuiti alla cittadinanza e che sono attualmente senza sede? Promessa reiterata in occasione della scomparsa di Mamadou Sy, presidente della comunità senegalese, alla memoria del quale i volontari vorrebbero dedicare la Casa del Sociale. E sono più di venti le associazioni che in questi giorni stanno chiedendo a Marino di riaprire gli spazi verdi della città, per farvi accedere in primis i disabili. A quasi tre mesi dal lockdown, Caserta è l’unica città d’Italia dove i parchi pubblici restano chiusi. Una follia! Già il 4 maggio scorso riaprivano le aree verdi di Milano, Bergamo, Brescia, Piacenza, solo per citare alcune delle città maggiormente colpite dal Covid. E da noi? Tutto chiuso. Eppure ci sono decine di volontari disposti a farsi carico dell’intera gestione di questi spazi attraverso Patti di Collaborazione, come già accaduto per Villa Giaquinto. Ci riferiamo alle villette di via Arno, via Acquaviva, Parco degli Aranci, Parco Maria Carolina, la già citata Padre Pio, la stessa Villa Giaquinto e persino la Flora, da anni chiusa alla città e ai visitatori della Reggia. Ma lui, il sindaco, non  risponde. Perché come dicevano i latini “deterior surdus eo nullus qui renuit audire”, ossia “non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare”.

Gaetano Trocciola
ganox@gmail.com

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