PIÙ SIMILI A UN AFROAMERICANO CHE A UN SETTENTRIONALE

Avete notato che neri e italiani si muovono allo stesso modo? – Eddy Murphy –

La questione meridionale è argomento vecchio come il mondo o, quantomeno, come l’unità d’Italia. Ognuno ha le sue motivazioni per spiegare tale fenomeno: la mafia, la pigrizia dei meridionali, il regno derubato o la classe politica corrotta.

Se le cause possono variare, ciò che è rimasto immutato è il divario tra le due parti del Paese.

Partendo da questa premessa, non credo di poter mai riuscire ad accettare determinati slogan o concetti politici, del tipo “Prima gli italiani“. Quali italiani? I disoccupati? I poveri? I piccoli imprenditori? I proprietari di grandi imprese?

Non riesco a capire in che modo questo possa essere un slogan capace di rispondere alle necessità del cameriere 26enne di Maddaloni e contestualmente, alle richieste dell’imprenditore 53enne di Rovigo. Come posso, da giovane laureato precario, sentirmi parte dello stesso Paese di un mio pari grado, fuoriuscito dalla Bocconi, già inserito nel mondo del lavoro? Se dovessi scegliere un altro essere umano a cui assimilarmi dovrei guardare all’altra parte del mappamondo.

Negli Usa, il disavanzo tra lo stipendio medio di un un uomo di colore e quanto guadagna un suo connazionale dalla pelle bianca si aggira sui 28 mila dollari, mentre il numero di laureati di colore, rispetto ai bianchi, è inferiore di circa il 10%. E questo sicuramente influisce.

In Italia, lo stipendio di un lavoratore del Nord è di oltre 8 mila euro superiore rispetto a quello percepito da chi lavora da Frosinone a venir giù. Aggiungendo i dati sulla disoccupazione: 19,6% al Sud, contro il 6,9% del settentrione –  negli Usa i disoccupati di pelle bianca sono il 3,9% contro il 6,9% dei neri –, un sentimento di empatia verso il mondo afroamericano è quasi inevitabile.

Come potrei io sentirmi al sicuro con un “Prima gli italiani“? Quali italiani? Ma soprattutto prima di chi?

Visto e considerato che questi miei dubbi non saranno mai risolti (e grazie al cazzo, chi sarei io per avere una risposta?), preferisco ascoltare Childish Gambino, girarmi il cappello al contrario, urlare nei cinema durante gli horror e farmi malmenare da qualche poliziotto senza una reale ragione. Con la convinzione che, in qualche sobborgo di Atlanta, ci sia un 25enne afroamericano, malpagato e con una malsana passione per l’Inter, le lasagne e Ivan Graziani.

Gigi Repola
gigirepola@gmail.com

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