SOUL COUGHING. SILENZIO DI RISPETTO

Ho vissuto vite intere di notte, per strada, in auto, mentre ritornavo a casa. Finestre nere, qualche cane, pattuglie da evitare, immondizia, la città che ti respira sul collo e la magia del reverbero dell’asfalto sotto i lampioni gialli. Quando piove, poi, è il massimo. Come in un film. Così il più piccolo paesino di provincia, o la più grande metropoli diventano la stessa cosa perché si trasformano in quello che in quel momento esce dal tuo stereo, in una sceneggiatura in cui tu sei regista e protagonista. “…la tua Cadillac respira quattrocento cavalli sulle strisce blu e tu stai andando a Reseda a fare l’amore con una modella dell’Ohio di cui non conosci il nome…e la radio è accesa, e l’uomo della radio sta parlando, e l’uomo della radio dice che le donne sono una maledizione…”. Piccolo estratto da Screenwriter’s Blues dei SOUL COUGHING. Un’anima che tossisce, sputa fuori, cose belle? Cose brutte? Verità? Bugie? L’importante è che sia viva perché anche tossire è respirare, anzi forse cercare di respirare ancora di più liberandosi del superfluo. Siamo negli anni ’90 e la scena è New York. La musica dei Soul Coughing è jazz, ma non quello che per alcuni risulta indecifrabile; è swing, quello scanzonato e un po’ triste che si legge sul viso di Betty Boop; è rap, ma forse le melodie e le parole sono fin troppo prelibate; è funk, quello che ti fa saltare dalla sedia anche se hai le gambe bloccate in un pilone di cemento; è forse anche pop, ma non la spazzatura che rifilano oggi.

Quello dei Soul Coughing è un sound di acciaio damasco, affilato e stratificato.

Acciaio di un coltellaccio che sempre e comunque ti stacca le orecchie dalla testa.

Un quartetto inusuale: un contrabasso ed una batteria che sembrano incollati tra loro, tastiere che più che altro diventano la colonna sonora dei loro stessi brani, che lanciano campioni presi da brani di musica classica e da cartoni animati dei primi del’900 e poi la chitarra e le parole di Mike Doughty. Più che parole, esperienze, spesso grottesche, come d’altronde spesso è la vita. Poesie metropolitane, viscerali, in uno scenario da Beat Generation moderno, sarcastico, pulsante in cui è “…meglio farsi trovare pronti dall’insonnia…” (Sleepless-Irresistible Bliss). Tre i loro album: Ruby Vroom, Irresistible Bliss, El Oso. In realtà ce n’è anche un quarto, ma è un The best of e perciò non mi va neanche di citarlo perché spesso quando si arriva alle raccolte vuol dire che è finito tutto. Come perdere un amico che sai che potrai solo ricordare. Tutto, purtroppo, si riduce a soli tre dischi e poi niente più colpi di tosse. Peccato, a volte dopo dei colpi di tosse forte riprendere fiato significa uno strano silenzio. Ma alla fine di un gran film il silenzio è d’obbligo. I Soul Coughing più che una band sono un’esperienza. A loro volta essi stessi sono stati condannati ad un’esperienza: quella di creare un nuovo stile al servizio della notte, degli insonni, di quelli che vorrebbero tornare a casa e non ci riescono, della trama delle nostre vite, della realtà vera, delle storie probabili e molto probabilmente disgraziate, come le ginocchia sbucciate dopo una caduta dalla bicicletta. Eppure andare in bicicletta è un gioco.

Riccardo Ceres

riccardoceres@gmail.com

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